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domenica, Settembre 8, 2024
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Venere, un pianeta ancora attivo

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Una nuova analisi dei dati radar ottenuti tra il 1990 e il 1994 dalla missione della NASA Magellan su Venere, pubblicata sul numero di maggio 2024 dalla rivista Nature Astronomy, ha dimostrato che il vulcanismo sul pianeta è ancora oggi in corso. Uno studio recente aveva osservato la deformazione di un cratere vulcanico, potenzialmente ancora attivo. Questa nuova ricerca, condotta da Davide Sulcanese e Giuseppe Mitri dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara e Marco Mastrogiuseppe dell’Università La Sapienza di Roma e Link Campus Universitydi Roma e finanziata dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), mostra per la prima volta l’esistenza di vulcanismo attivo su Venere attraverso l’identificazione di nuovi flussi di lava formatisi durante il periodo di osservazione della missione Magellan.

“Le tecniche impiegate per questa ricerca sono di fondamentale importanza per gli studi futuri del pianeta Venere – afferma Angelo Olivieri, responsabile di programma dell’ASI per le future missioni VERITAS della NASA ed EnVision dell’ESA dirette verso Venere – Inoltre, grazie alla strumentazione tecnologicamente avanzata al cui sviluppo l’ASI sta contribuendo in maniera significativa, molti dei misteri di questo pianeta potranno essere svelati,” 

In particolare, l’Italia partecipa alla missione VERITASattraverso una collaborazione tra Agenzia Spaziale Italiana e il Jet Propulsion Laboratory della NASA, dove il nostro Paese ha la responsabilità dello sviluppo e la realizzazione di tre strumenti di bordo: il transponder IDST (Integrated Deep Space Transponder), necessario per garantire le comunicazioni e per eseguire l’esperimento di radio scienza che permetterà la determinazione della struttura interna di Venere tramite la misurazione del suo campo di gravità; la parte inerente alla radiofrequenza del radar VISAR (Venus InterferometricSynthetic Aperture Radar), utile allo studio della superficie del pianeta, inclusi i fenomeni di vulcanismo; e l’antenna HGA (High-Gain Antenna) per la trasmissione dei dati.

I tre ricercatori, autori dell’articolo, hanno esaminato le immagini radar dalla missione Magellan ritraenti le medesime aree della superficie di Venere acquisite in momenti diversi. A seguito di tale analisi, sono stati rilevati nuovi flussi di lava sul fianco occidentale di Sif Mons, un imponente vulcano a scudo, e sulla pianura vulcanica chiamata Niobe Planitia. “La chiara variazione della risposta del radar sulla superficie ci ha permesso di confermare non solo che alcuni vulcani di Venere siano stati attivi in tempi geologicamente recenti, ma che tali vulcani sono attivi ancora oggi. Tuttavia, essendo l’analisi limitata sia dal punto di vista temporale che spaziale, ulteriori esplorazioni di Venere sono fondamentali per approfondire la conoscenza dell’evoluzione e della dinamica interna del pianeta” ha commentato Davide Sulcanese dell’università D’Annunzio.

Spesso paragonato alla Terra per le similitudini in termini di dimensioni e massa, Venere presenta tuttavia condizioni ambientali radicalmente diverse. “Con una densa atmosfera di anidride carbonica e temperature medie superficiali che superano i 460°C, Venere si distingue nettamente dall’ambiente terrestre, favorevole alla vita. Capire la sua attività geologica è fondamentale per comprendere come Venere si sia evoluto diversamente dalla Terra,” ha spiegato Giuseppe Mitridell’Università d’Annunzio. Le future missioni VERITAS e EnVision esploreranno dettagliatamente la superficie di Venere con tecnologie radar avanzate. “I nuovi strumenti radar ad alta risoluzione ci permetteranno di espandere significativamente la nostra conoscenza dell’attività vulcanica venusiana, affinando le tecniche di analisi che abbiamo già impiegato con successo in questo studio,” ha aggiunto Marco Mastrogiuseppe Università Sapienza Roma.

“Queste nuove scoperte della recente attività vulcanica su Venere da parte dei nostri colleghi internazionali forniscono prove convincenti del tipo di regioni che dovremmo prendere di mira con VERITAS quando arriverà su Venere”, ha affermato Suzanne Smrekar, scienziata senior del Jet PropulsionLaboratory e Principal Investigator di VERITAS. “La nostra sonda avrà una serie di approcci per identificare i cambiamenti superficiali con dati molto più completi e con una risoluzione più elevata rispetto alle immagini prese dalla Magellan. La prova dell’attività, anche nei dati Magellan a bassa risoluzione, aumenta il potenziale per rivoluzionare la nostra comprensione di questo mondo enigmatico”.

Queste nuove scoperte sull’attività vulcanica in corso su Venere rappresentano un importante passo avanti nella comprensione dell’evoluzione di questo pianeta. Mentre questi risultati ci forniscono preziose informazioni, è altrettanto importante guardare al futuro per continuare l’esplorazione del pianeta. 

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“Le tecniche impiegate per questa ricerca sono di fondamentale importanza per gli studi futuri del pianeta Venere – afferma Angelo Olivieri, responsabile di programma dell’ASI per le future missioni VERITAS della NASA ed EnVision dell’ESA dirette verso Venere – Inoltre, grazie alla strumentazione tecnologicamente avanzata al cui sviluppo l’ASI sta contribuendo in maniera significativa, molti dei misteri di questo pianeta potranno essere svelati,” 

In particolare, l’Italia partecipa alla missione VERITASattraverso una collaborazione tra Agenzia Spaziale Italiana e il Jet Propulsion Laboratory della NASA, dove il nostro Paese ha la responsabilità dello sviluppo e la realizzazione di tre strumenti di bordo: il transponder IDST (Integrated Deep Space Transponder), necessario per garantire le comunicazioni e per eseguire l’esperimento di radio scienza che permetterà la determinazione della struttura interna di Venere tramite la misurazione del suo campo di gravità; la parte inerente alla radiofrequenza del radar VISAR (Venus InterferometricSynthetic Aperture Radar), utile allo studio della superficie del pianeta, inclusi i fenomeni di vulcanismo; e l’antenna HGA (High-Gain Antenna) per la trasmissione dei dati.

I tre ricercatori, autori dell’articolo, hanno esaminato le immagini radar dalla missione Magellan ritraenti le medesime aree della superficie di Venere acquisite in momenti diversi. A seguito di tale analisi, sono stati rilevati nuovi flussi di lava sul fianco occidentale di Sif Mons, un imponente vulcano a scudo, e sulla pianura vulcanica chiamata Niobe Planitia. “La chiara variazione della risposta del radar sulla superficie ci ha permesso di confermare non solo che alcuni vulcani di Venere siano stati attivi in tempi geologicamente recenti, ma che tali vulcani sono attivi ancora oggi. Tuttavia, essendo l’analisi limitata sia dal punto di vista temporale che spaziale, ulteriori esplorazioni di Venere sono fondamentali per approfondire la conoscenza dell’evoluzione e della dinamica interna del pianeta” ha commentato Davide Sulcanese dell’università D’Annunzio.

Spesso paragonato alla Terra per le similitudini in termini di dimensioni e massa, Venere presenta tuttavia condizioni ambientali radicalmente diverse. “Con una densa atmosfera di anidride carbonica e temperature medie superficiali che superano i 460°C, Venere si distingue nettamente dall’ambiente terrestre, favorevole alla vita. Capire la sua attività geologica è fondamentale per comprendere come Venere si sia evoluto diversamente dalla Terra,” ha spiegato Giuseppe Mitridell’Università d’Annunzio. Le future missioni VERITAS e EnVision esploreranno dettagliatamente la superficie di Venere con tecnologie radar avanzate. “I nuovi strumenti radar ad alta risoluzione ci permetteranno di espandere significativamente la nostra conoscenza dell’attività vulcanica venusiana, affinando le tecniche di analisi che abbiamo già impiegato con successo in questo studio,” ha aggiunto Marco Mastrogiuseppe Università Sapienza Roma.

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