“Il nostro capitan Fusco!”, la storia dei ragazzi della scuola marittima israeliana del Betar nel porto di Civitavecchia

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di Scotto Luca

Correva l’anno 1935, il regime era in piena carica, gli altoparlanti scandivano la propaganda mussoliniana. Civitavecchia in quel periodo sarebbe diventata il trait d’union tra il movimento dei sionisti-revisionisti del Betar guidati da Vladimir Zev Jabotinsky ed il governo fascista. Nel porto dell’antica città di Traiano dal 1934 al 1938 vide la luce, presso la scuola marittima italiana, una sezione frequentata dai membri israeliani del Betar, organizzazione giovanile sionista fondata in quel di Riga nei primi anni venti. La scuola marittima betarista fu istituita con l’intenzione di mettere la basi per una futura Marina ebraica. Proprio nel giugno del ’35, nei pressi dell’Antemurale di Civitavecchia, il giovane Abram Strausberg, allievo della scuola marittima israeliana, stava studiando in vista degli esami di fine corso.

Abram aveva ottenuto un permesso dalla scuola nautica a non presenziare alla cerimonia con i rappresentanti della Lega Navale italiana. Era una giornata di sole ed acqua limpida, granchi e gamberi popolavano l’ambiente, Abram non potette resistere: si tuffò! Aveva purtroppo mangiato da poco, la digestione non compiuta, colto da una sincope, non riemerse. Venne chiamato un palombaro per soccorrere il ragazzo ma nulla da fare, dei testimoni, presenti sulla scena, diranno che il soccorritore ebbe paura, il ragazzo era incastrato tra gli scogli a testa in giù. Il mare restituì il corpo di Abram parecchi giorni dopo la sventura. Il giorno seguente i suoi compagni a bordo di un rimorchiatore gettarono una corona di fiori bianchi per ricordare l’amico, che sarà sepolto nel cimitero monumentale di Civitavecchia.

Il giorno della tumulazione i suoi colleghi in gruppi di quattro si alternarono affianco alla tomba, di mezz’ora in mezz’ora, rendendo gli onori al loro marinaio fino al tramonto di quel triste giorno.

Perché Civitavecchia fu scelta come sede di una scuola israeliana di nautica in pieno regime fascista? La risposta può essere data dal giornale polacco “Il Momento” in un articolo del 10 gennaio 1935, che celebrava l’inizio della scuola marittima israeliana: “[…]oggi il nome di Civitavecchia non è ancora famoso nel mondo ebraico, ma presto lo diventerà come quello di una città sionistica dalla quale si è partiti per la conquista del mare palestinese. Da Civitavecchia è partito Jabotinsky nel 1895 per fondare in Alessandria D’Egitto la prima legione ebraica per la conquista della Palestina. Nel 1934 sono convenuti i giovani sionisti per prepararsi alla conquista del mare palestinese”. Jabotinsky persuase Mussolini ad abbandonare la politica panaraba, una forte presenza israeliana nel Mediterraneo avrebbe consentito all’Italia una piena egemonia della zona.

Gli arabi e gli italiani, a sentire Jabotinsky, sarebbero arrivati ad una “guerra culturale” per il controllo del Medio Oriente, ma Israele avrebbe consentito l’istituzione di una zona cuscinetto tra l’Europa, l’Asia e l’Africa. Sta di fatto che il governo autorizzò l’istituzione di una sezione ebraica nella scuola marittima civitavecchiese, consentendone la partecipazione ai giovani ebrei con l’impegno però di lasciare l’Italia alla fine dei corsi e di non parlare di politica. Chi erano i fiduciari  di Jabotinsky in Italia? L’avvocato Leone Carpi con il suo collaboratore Maurizio Mendes, il generale Guido Mendes e Giorgio Roifer, nonché per le questioni marittime Geremia Helpern “capo del dipartimento marittimo dell’organizzazione Betar”.

Scriverà Carpi all’ammiraglio Thaon De Revel, presidente del consorzio scuole professionali marittime, che in virtù dell’emigrazione in Palestina di tanti giovani ebrei, fosse necessario fornirgli una educazione marinara e peschereccia, Civitavecchia sarebbe stato il porto ideale, così il 27 gennaio 1934 venne inaugurato l’inizio delle lezioni nella scuola marittima israeliana.

Il Direttore della scuola sarà l’italiano guardiamarina Nicola Fusco nato in quel di Bari nel lontano 5 dicembre 1899, specializzato nelle arti marinare tra cui la pesca, tema a lui molto caro, scriverà infatti due volumi “La pesca meccanica: i palangresi o parangali ed un nuovo apparecchio per l’allestimento meccanico dei palangresi” ed il “Il fondo del mare dall’Argentario a Capo Circeo”. Fusco negli anni della scuola sarebbe diventato un padre per gli allievi, non solo un maestro. Non ebbe nessun guadagno materiale, ma mosso da uno spirito di passione per le arti marittime cercò di trasmetterle ai giovani israeliani, senz’altro si può affermare che portò su di sé il nome del milite ignoto, perché ai posteri la sua storia e quella della scuola marittima betarista di Civitavecchia sarà poco conosciuta.

Non era facile gestire una scuola a livello umano e finanziario. Fusco subì un forte esaurimento, che lo costrinse a lasciare per un po’ l’insegnamento, si ritirò per un breve periodo a San Martino al Cimino nel viterbese, tra i boschi di castagni. Celebre il suo no al leader betarista Jabotinsky nel rifiutare l’allontanamento degli allievi che fossero indietro con il pagamento delle rette, dirà che a dei giovani pieni di entusiasmo non potesse essere negato l’insegnamento. Nervi saldi quelli del Fusco, un giorno a sua insaputa un allievo della scuola il Kolitz, giornalista lituano, indirizzò una lettera al capo del governo italiano chiedendo udienza, arriveranno invece dei poliziotti per carpirne il movente di quella richiesta, per fortuna non ci furono conseguenze.

Vi erano rigide regole di comportamento, dettate anche dal Betar, i discenti della scuola marittima israeliana erano ospiti, si doveva parlare a voce bassa sia a scuola sia in strada, bisognava camminare in centro a Civitavecchia in gruppi di due e non tre per non ostruire la strada, richiesta la pulizia del corpo e del vestiario, cucire ogni strappo allo stesso, perché ogni macchia è una macchia al Betar ed a Israele. Vietato parlare di politica e criticare il regime, qualora venissero chieste informazioni, la risposta sarebbe stata: “Sono un sionista. Il mio ideale è uno Stato ebraico e nel mio paese mi oppongo alla lotta di classe. Questo il mio credo”.  I grattacapi erano tanti, lo stesso Guido Mendes si lamentò con il Jabotinsky del comportamento di Halpern responsabile in loco del Betar per il suo grado troppo elevato all’interno della scuola, adatto più per visite di ispezione che per una lunga convivenza.

Le ispezioni erano in mano a due persone, c’era una sorta di spionaggio fra colleghi, il Kolitz giornalista lituano, molto impulsivo, sapeva parlare italiano ed il Dillon ragazzo molto serio che sorvegliava i compagni. Mendes suggerì quindi che la disciplina fosse affidata ad sola persona. Anche a livello finanziario le cose non andavano per il verso giusto, le rette dovevano essere pagate in anticipo, si doveva migliorare l’alimentazione degli allievi, gli alloggi della nave scuola erano troppo poco curati.

Gli allievi erano polacchi, lituani, lettoni, cecoslovacchi, il tutto era tradotto dal Kolitz che parlava italiano, si potevano frequentare i corsi di padroni marittimi studiando diritto marino, regole per evitare gli abbordi, tecniche di navigazione, oppure il corso da motoristi quindi disegno, tecnologia. Anche se il regime diede il proprio placet alla scuola marittima israeliana, la vita scolastica degli stessi era pervasa dalla propaganda mussoliniana.

Il direttore Fusco, un visionario, si era posto il problema sul futuro degli allievi in assenza di una concreta prospettiva, il mare della Palestina una ottima occasione per sbarcare il lunario, la pesca era una attività redditizia, ecco allora l’acquisto nel ‘37 di un peschereccio il “Neca”, che salvò dal mare in tempesta nelle acque di Montalto i marinai del “Madonna di Loreto”. Gli studenti israeliani studiarono biologia marina, ittiologia, sistemi di pesca, attrezzi pescherecci, oltre i corsi da padroni marittimi e motorista.

All’esame finale del primo anno gli studenti dovevano scrivere anche un breve saggio rispondendo alle seguenti domande: che impressione ti ha suscitato il fascismo? Come immagini il mare palestinese? Come immagini il tuo futuro? Che impressione hai avuto del tuo primo viaggio in nave? Le crociere costituivano la materia principale della scuola perché era necessaria oltre la teoria anche la pratica. Venne a tal proposito nel ’35 acquistata a Marina di Massa la goletta “Quattro venti” ribattezzata “Sara I” moglie di Abramo, che si incagliò in Corsica sul finire degli anni ’30, quando le idee antisemite ed antiebraiche presero piede, a maggio del 1938 Adolf Hitler visitò l’Italia.

La prima crociera si spinse fino a Siviglia, passando per le bocche di Bonifacio, punta Caprara con un bel rettilineo fino a capo de Gata direzione stretto di Gibilterra fino a Sanlucar alle foci del fiume Guadalquivir risalito per sessanta miglia. Lì il console italiano avvisava il ministero delle comunicazioni che il viaggio del “Sara I” potesse comportare uno svantaggio per gli interessi italiani, in quanto durante la sosta a Siviglia ci furono numerose visite di israeliani, venendo altresì boicottati i prodotti germanici. Non solo, il governo mussoliniano era contrariato alla vendita del “Sara I”, venduta ad un ebreo francese revisionista. Il cambio di bandiera da italiana a francese è avvenuto affinché la scuola marittima betarista potesse approdare anche in porti esteri, vietati dal regime fascista. Nell’autunno del 1937 la goletta toccò diversi scali nel Mediterraneo tra cui Haifa, Marsiglia, Tunisi.

Erano i primi segni del regime antisemita che fu il fascismo, nell’agosto del 1938 fu concesso agli ultimi allievi di terminare il corso della scuola nautica israeliana di Civitavecchia, nel novembre di quello stesso anno il Consiglio dei Ministri approvò le leggi per la difesa della razza, intraprendendo una politica filo-tedesca, così terminò l’avventura della scuola. Ai posteri di questa vicenda civitavecchiese rimane la scritta, tra erbacce ed incuria, della tomba dello sfortunato Abram che sognava il mare.

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